venerdì 28 ottobre 2011

I furbetti dell'Old Trafford

Mentre il chelsea non riesce a "ricomprarsi" lo Stamford Bridge dai tifosi - ragion per cui lo storico impianto si potrebbe salvare - ecco che cosa combinano quei "mattacchioni di Glazer...

United paid Glazer family over £16.1m in management fees

FIGURES RELEASED BY Manchester United for the financial year ended 30 June 2011 have shown that the club has paid its owners, the Glazer family, over £16.1m in three years in “management fees”.
The Glazer family were paid fees of £6m for the 2011 financial year, £4.325m in 2010, and a little under £3m in 2009.
SLP Partners – a company also controlled by the Glazer family – was also paid £2.9m in consultancy fees in 2010.
United were not obliged to disclose the payments under previous accounting rules, and had accordingly opted not to do so.
However, the change in Premier League financial rules meant they were subsequently forced to publicly own up to these figures.
The new figures mean the total cost of the Glazers’ ownership of the club since their takeover has come to £532m. By comparison, the dividend payments prior to their takeover, between 1991 and 2005, amounted to £62.6million.
The accounts also reveal that Kevin Glazer, who is a non-executive member of the club’s board of directors, and his immediate family own $10.6m worth of the club’s bonds – essentially a form of IOU which allows it to borrow cash from investors.
Those bonds pay an interest interest rate of 8.375 per cent – meaning Kevin’s family earned £379,180 in interest from the club last year.

The family have consistently come under criticism from United supporters after they borrowed hundreds of millions of pounds to finance their purchase of United in 2005 – and then transferred that debt to the club, which had been debt-free before then.
Ticket prices were increased by over 42 per cent following their takeover, which led fans to protest against the owners.

Fonte: The Score

mercoledì 26 ottobre 2011

Wenger, un futuro incerto

“In Arsene We Trust”, recita uno striscione che fa bella mostra di sé nella nuova North Bank a ogni partita casalinga dell’Arsenal. Ma davvero ci si può ancora fidare del Professor Wenger? Vale la pena sposare in toto il suo innovativo, spettacolare ma non sempre vincente concetto di calcio? Dopo le delusioni del recente passato e il mediocre inizio di stagione – che ha avuto il suo nadir nell’umiliazione dell’8-2 dell’Old Trafford – non sono pochi gli addetti ai lavori e i tifosi che si chiedono se abbia ancora senso la permanenza del francese sulla panchina dell’Arsenal.

Un regno, quello di Wenger, che dura da tanto tempo, addirittura dalla stagione 1996-97. Il primo manager straniero della storia dei Gunners fu caldamente raccomandato – ironia della sorte – da un ex stella degli eterni rivali del Tottenham, Glenn Hoddle, rimasto molto colpito dalla maestria tattica del francese ai tempi della comune militanza nel Monaco.

L’Arsenal veniva dai disastrosi 14 mesi di gestione di Bruce Rioch e pur di mettere sotto contratto Wenger decise di aspettare fino al gennaio 1997, accontentandosi si un allenatore ad interim per l’inizio di quella stagione. Il buon Arsene, infatti, era finito a lavorare in Giappone, al Nagoya Grampus Eight, che fortunatamente in un secondo momento si decise a farlo partire prima della scadenza pattuita. La squadra continuava ad andare male e il manager a tempo Stewart Houston aveva già rassegnato il suo mandato.

All’arrivo di Wenger dalle parti di Avenell Road non ci furono certo manifestazioni di giubilo collettive, per l’arrivo del francese. In pochi lo conoscevano, sebbene girasse voce che fosse molto preparato. A Londra lo soprannominarono ben presto il professore perché una delle prime foto rimbalzate sulla carta stampata lo ritraeva accanto a una libreria. Peccato che sugli scaffali non ci fossero le opere immortali di Charles Dickens o William Shakespeare, ma vecchi programmi dell'Arsenal.

I nuovi schemi imperniati su un calcio offensivo, fatto di possesso palla, sovrapposizioni e tagli continui, erano una evidente rottura con il passato fatto di football cinico e concreto, addirittura un catenacciaro, all’ennesima potenza. Il boring (noiso) Arsenal di George Graham, foriero però di tanti successi a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Un po’ come fu rivoluzionario il mitico Herbert Chapman nel periodo prima della Seconda Guerra Mondiale, Wenger non si limitò alla tattica, ma impose forti cambiamenti un po’ ovunque. Convinse il board a investire una decina di milioni di sterline per un nuovo centro allenamenti all’avanguardia, mutò le abitudini alimentari della squadra (niente più cucina inglese ma tanta verdura, riso e pasta) al punto che adesso c’è un dietista che stila un piano personalizzato per ogni giocatore, non mise un veto esplicito sull’alcool, ma fece di tutto per “scoraggiare” il suo consumo, infine istituì un approfondito studio delle statistiche relative a ogni gara disputata. A fine carriera Dennis Bergkamp veniva sostituito sempre al settantesimo perché Wenger sapeva, dati alla mano, che negli ultimi venti minuti di match rendeva pochissimo.

Potendo contare su una grande difesa, plasmata soprattutto da Graham, Wenger inserì pedine fondamentali come un giovane e ancora quasi sconosciuto Patrick Vieira, la promessa Nicolas Anelka e poi via via campioni già affermati come Marc Overmars, Thierry Henry (“scippato” alla Juventus) e Robert Pires. I suoi primi dieci anni di regno hanno prodotto tre vittorie in Premier (quella del 2003-04 senza perdere nemmeno una partita), quattro FA Cup e altrettante Community Shields, facendo di lui il manager più vincente della storia del club del nord di Londra. Nel 2006 ha sfiorato una Champions League, persa sul filo di lana contro il Barcellona di Ronaldinho. Il problema è che adesso i ricordi di quei successi si stanno sbiadendo, a fronte di troppe annate (ormai sei) senza alzare nemmeno un trofeo. Le ultime quattro stagioni sono coincise con la fiera delle illusioni: inizi folgoranti e finali col fiato corto, cortissimo.

I massicci investimenti economici per la realizzazione del nuovo stadio ad Ashburton Grove hanno “obbligato” Wenger ad affidarsi ancor di più ai giovani, che però evidentemente arrivano anche loro nei mesi decisivi troppo spompati fisicamente e di testa per reggere l'urto di match fondamentali per l'esito della Premier o della Champions League.

Il digiuno di affermazioni nei principali tornei domestici o internazionali in occasioni come la finale di Coppa di Lega del 2007 può essere in parte imputato a una sorta di “integralismo” del tecnico francese. Siccome in Carling Cup venivano schierate sempre le seconde linee per fare esperienza, era giusto che scendessero in campo anche nell'atto conclusivo che si erano guadagnate. Pazienza se poi quella partita fu vinta dal Chelsea, che poteva contare sull'undici titolare. Per la verità nel 2011 ha cambiato un po' questo atteggiamento, visto che contro il Birmingham sempre in Coppa di Lega, di riserve ce n'erano pochine. Ma il risultato non è cambiato, con i Gunners che hanno buttato alle ortiche la vittoria sul più bello.

In Inghilterra ormai il dibattito è aperto e quanto mai stimolante, visto che, comunque la si veda, parliamo pur sempre di uno dei migliori allenatori degli ultimi 20 anni a livello internazionale.
Gli estimatori di Wenger, quelli del partito “Arsene knows best”, continuano a esaltare il gioco sublime che spesso offre la squadra e l’ineguagliabile capacità del tecnico francese di tramutare promesse di belle speranze in calciatori di ottimo livello. “Non eri un giocatore di classe mondiale quando sei arrivato a Highbury”, la celebre ed esemplificativa risposta del francese a Patrick Vieira, il quale nel 2004 si era lamentato perché la squadra non era stata rafforzata con quelli che di questi tempi chiameremmo top player.
I fan dell’alsaziano, inoltre, ci tengono a ribadire che lo strapotere economico di squadre come Chelsea e Manchester City – che negli ultimi tempi hanno “depredato” i Gunners, soffiandogli giocatori del calibro di Ashley Cole, Emmanuel Adebayor, Kolo Touré, Gael Clichy e Samir Nasri – è difficile da contrastare.
I detrattori, il cui numero è in crescita, non fosse altro perché chi paga tanto prima o poi si vuole pure togliere la soddisfazione di festeggiare qualche trionfo, rinfacciano al manager una mancanza di flessibilità tattica che porta l’Arsenal a commettere troppe volte gli stessi errori (incapacità di chiudere le partite, frequenti distrazioni sui calci piazzati e gioco offensivo troppo monocorde). Negli ultimi quattro anni ci si è messo pure il calo a inizio marzo a peggiorare le cose. I Gunners iniziavano la stagione facendo fuoco e fiamme, spegnendosi poi miseramente quando arrivavano le partite decisive. La doppia sfida di semifinale contro il Manchester United in Champions League nel 2008-09 è un esempio calzante, mentre in campionato il crollo più clamoroso è senza dubbio quello del 2010-11, quando si è passati dalla lotta per il titolo a uno striminzito quarto posto.

Mettiamola così, Wenger è sì un grande conoscitore di calcio, ma sfuggendo sempre l’ammissione dei propri errori non riesce certo a risolvere i problemi del team. Troppo spesso si è riparato dietro la foglia di fico dei torti arbitrali o del trattamento violento che i suoi ragazzi subiscono dagli avversari. L’errore del giudice di gara ci può stare, ma se a Barcellona (Champions League 2010-11) si va con il proposito di “fare il proprio gioco” e poi si viene dominati in lungo e in largo, qualche mea culpa va fatto.

Un’altra colpa che gli addebita la fazione degli scettici è la cattiva gestione dei movimenti di mercato. Non era meglio vendere Fabregas già nel 2010? Perché per tanti anni nell’Arsenal hanno giocato portieri e difensori di scarsa qualità? Per una volta non era meglio investire una ventina di milioni di sterline su un campione già formato e non un giovane con scarsissima esperienza come Alex Oxlade-Chamberlain? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che rimbalzano sui tanti forum di tifosi dell’Arsenal proliferati negli ultimi tempi su internet.

Estremi difensori del calibro di Jens Lehmann, Manuel Almunia e Lukasz Fabianski – quest’ultimo definito una volta dallo stesso Wenger “portiere di caratura mondiale” – sono forse le prove viventi più palesi della cocciutaggine del tecnico alsaziano. Trovarne di migliori, anche senza spendere una fortuna, non era proprio impossibile. Quello del budget di mercato rimane un altro mistero per molti affezionati biancorossi. Troppe volte il manager dell’Arsenal ha dichiarato di aver a disposizione qualche decina di milioni di sterline per rinforzare la squadra, altrettanto di frequente si sono fatte campagne acquisti di basso profilo, perché Wenger ha preferito non aprire i cordoni della borsa.

Pubblicato sul numero di Calcio 2000 di ottobre

lunedì 24 ottobre 2011

ll Punto sulla Premier – Super Mario mette a ferro e a fuoco l'Old Trafford

City senza freni nella stracittadina contro lo United. Il Chelsea perde il West London derby contro il QPR.
I Blues vengono raggiunti in classifica dal Newcastle, ormai una realtà della Premier. Vincono Tottenham e Arsenal, solo pari per il Liverpool.

COS'E' SUCCESSO – Per Alex Ferguson è stata la peggior sconfitta della sua venticinquennale gestione. Una cosa è certa, era dal 1930-31 che il Manchester United non perdeva in maniera così netta all'Old Trafford (allora finì 6-0 per l'Huddersfield). Demeriti di tanti giocatori dei Red Devils, apparsi irriconoscibili, ma anche, se non soprattutto, di un grandissimo Manchester City, autore della partita perfetta. I Light Blues allungano a +5 e beneficiano pure dello scivolone del Chelsea nel derby del West End contro il QPR. Ai piani alti della classifica si confermano il Newcastle (1-0 a fatica ma meritato contro il Wigan) e il Tottenham, che con la doppietta di Rafa Van Der Vart inguaia ulteriormente il Blackburn. Rallenta il Liverpool, bloccato in casa dalla rivelazione Norwich, che ad Anfield sciorina il bel gioco già mostrato in casa di Manchester United e Chelsea, ma questa volta raccoglie anche un punto molto prezioso. Con la seconda doppietta consecutiva Robin Van Persie lascia la sua firma nella corroborante affermazione dell'Arsenal sullo Stoke. In coda gara molto emozionante tra Wolverhampton e Swansea. I gallesi sprecano troppo e i Wolves operano un recupero quasi miracoloso nei minuti finali, sfiorando pure la beffa del 3-2. Dopo 32 anni il West Bromwich Albion passa al Villa Park. Baggies che evidentemente si esaltano nei derby (domenica si erano imposti in quello con il Wolverhampton). Peccato per Roy Hodgson che il Birmingham City giochi in Championship...

IL TOP – Mario Balotelli è fatto così, prendere o lasciare. Il giorno prima della partita “prova” a dare fuoco a casa, poi in uno dei derby più importanti della storia del Manchester City segna con una naturalezza sconcertante la doppietta che marchia in maniera indelebile la contesa. Abbiamo l'impressione che fuori dal campo le marachelle continuerà a combinarle, ma finché sfodererà prestazioni come quelle di domenica i tifosi del City saranno disposti a perdonargli tutto.

IL FLOP – Gli anni si fanno sentire anche per lui, come ha dimostrato il suo mediocre rendimento in questo inizio di stagione. Nonostante tutta la sua grande esperienza, al Loftus Road Didier Drogba si è fatto espellere per un fallo molto sciocco quando il Chelsea era già sotto di un uomo, affossando così ogni residua possibilità dei Blues di riacciuffare il sentito derby contro il QPR.

LA SORPRESA – Proprio la vittoria dei Super Hoops è il risultato che non ti aspetti dell'ultima giornata di Premier. Il Chelsea gli ha senza dubbio dato una bella mano, ma il QPR sta dimostrando di non essere una semplice comparsa nel massimo campionato inglese, come aveva lasciato intendere a seguito del disastroso 0-4 casalingo contro il Bolton alla prima di campionato.

TOH CHI SI RIVEDE – Dopo un anno passato in “purgatorio”, ovvero in Championship alle dipendenze del Cardiff City, la carriera di Craig Bellamy appariva destinata a imboccare la via del tramonto. Kenny Dalglish, invece, gli ha dato una possibilità nel nuovo Liverpool. Contro il Norwich gli ha pure consegnato una maglia da titolare. Il focoso gallese lo ha subito ricompensato con la marcatura del momentaneo vantaggio, poi vanificata dall'ottima prova dei Canaries.

LA CHICCA – All'Ewood Park i tifosi del Blackburn sono rimasti in tanti anche dopo il fischio finale che sanciva la sesta sconfitta sulle nove partite giocate dalla loro squadra. Lo scopo? Contestare con striscioni, bandiere e cori il manager scozzese Steve Kean, che vorrebbero tanto vedere altrove.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Miglior giocatore e capocannoniere – con 24 goal – della scorsa stagione di Championship, in estate Danny Graham è passato dal Watford al neo-promosso Swansea per la cifra record di 3,5 milioni di sterline. Il ventiseienne prodotto dal vivaio del Middlesbrough non sta certo soffrendo il salto di categoria, come dimostrano la marcatura e l'assist di sabato al Molineux Ground di Wolverhampton.

venerdì 21 ottobre 2011

La Premier come la NFL?

Per ora non se ne parla nemmeno. In futuro chissà, tutto è possibile. L'idea di eliminare le retrocessioni dalla Premier League, facendo così del massimo campionato inglese una lega ancor più a immagine e somiglianza di quelle dei grandi sport americani, è balenata nella mente di alcuni proprietari stranieri. Almeno così ha riferito Richard Bevan, il presidente della League Manager's Association, durante una conferenza che la sua organizzazione ha tenuto a Londra a metà ottobre. Gli azionisti di maggioranza di Manchester United, Liverpool, Arsenal e Aston Villa non solo sono statunitensi, ma hanno anche delle partecipazioni o in alcuni casi detengono franchigie di football americano piuttosto che di baseball. Capire da chi parta questa intuizione quanto mai “anomala” non è dunque un'impresa impossibile.

C'è da dire che un po' tutti, a cominciare da Alex Ferguson e dal gran capo della Premier Richard Scudamore, si sono subito opposti in modo molto netto alla proposta, bollata come senza senso e altamente dannosa per il mondo del football d'oltre Manica. Proprio un altro strappo alla tradizione, quello di giocare un trentanovesimo match di campionato al di fuori dei confini inglesi, suggerito proprio da Scudamore, in passato non aveva avuto successo, per cui è quanto mai improbabile che la posizione dei proprietari stranieri in merito alle retrocessioni possa un giorno o l'altro affermarsi. Ma in un calcio globalizzato non si può più vivere di certezze assolute.

lunedì 17 ottobre 2011

ll Punto sulla Premier – In attesa del derby, il City mette la freccia

I Citizens dilagano con l'Aston Villa, lo United si ferma a Liverpool e il sorpasso è cosa fatta. Tiene botta il Chelsea. Continua a stupire il Newcastle, la squadra rivelazione di questa prima parte di campionato vorrebbe rinverdire i fasti del recente passato, quando Alan Shearer faceva sognare la Toon Army.

COS'E' SUCCESSO – Buone notizie per Roberto Mancini: Mario Balotelli è tornato a far parlare di sé per le sue prodezze in campo (meravigliosa la rovesciata che ha sbloccato il risultato contro l’Aston Villa) e il City vola in testa alla classifica. Il match dei tanti ex, da una parte e dall’altra, è quasi una formalità per i Light Blues, che così approfittano del pareggio acciuffato in extremis dai cugini dello United sul campo del Liverpool per isolarsi in vetta. I Reds non sono riusciti a centrare il quarto successo consecutivo ad Anfield contro i rivali di sempre, ma hanno mostrato incoraggianti progressi rispetto alla ultime uscite. Il Chelsea sfata il tabù Everton (imbattuto con i Blues dal 2006) e si mantiene in scia. Sempre più determinante l’apporto di Dean Sturridge, ormai divenuto una piacevole realtà per André Villas-Boas. Due prodezze di Robin Van Persie (la prima dopo una ventina di secondi, il goal più veloce della storia della Premier) risollevano le sorti dell’Arsenal, ancora a tratti balbettante e fortemente penalizzato dagli infortuni. Bel pari tra Tottenham e Newcastle. Nei bassifondi della classifica i colpi di giornata sono del redivivo Bolton (reduce da sei rovesci consecutivi) che passa con autorità a Wigan, e del West Bromwich Albion nel derby della Black Country sul Wolverhampton.

IL TOP – Per una volta non vogliamo premiare un campione o una squadra di primo piano, bensì un carneade che gioca in una neo-promossa. Anthony Pilkington era uscito come assoluto protagonista negativo della sfortunata prova del Norwich all'Old Trafford. Si era divorato un paio di occasioni di platino e aveva favorito con una imperdonabile disattenzione difensiva l'1-0 dello United. Sabato nella sfida con lo Swansea ha dato dimostrazione di avere grande personalità, disputando un match di enorme spessore, condito da una doppietta che lancia i Canarini nella prima metà della classifica.

IL FLOP – I sette punti nelle prime tre partite avevano un po' illuso tutto l'ambiente, reduce da una salvezza acciuffata per i capelli. Il Wolverhampton ci ha messo pochissimo a ritornare quello dell'anno passato, ovvero una squadra che risiedeva in maniera stabile nelle retrovie. Cinque sconfitte in altrettanti match sono un pessimo viatico per il resto della stagione, soprattutto perché l'ultima è coincisa con una “dolorosa” sconfitta nel sentitissimo derby contro il West Bromwich Albion.

LA SORPRESA – Non finisce di stupire il Newcastle, ancora imbattuto dopo otto match. Con gli Spurs i ragazzi allenati da Alan Pardew hanno rincorso due volte gli avversari, rischiando però anche di vincere nel finale (Fabricio Coloccini ha sprecato il 3-2 all’ultimo respiro di partita). Sperando che duri tanto, la Toon Army si gode l’ebbrezza dell’alta classifica.

TOH CHI SI RIVEDE – Non giocava titolare da oltre sette mesi, non realizzava una rete dallo scorso gennaio, quando diede un dispiacere alla difesa del Blackburn. Steven Gerrard deve ancora raggiungere il culmine della forma, ma intanto ha ripreso confidenza con il campo nella partita più sentita da lui e dall'intera tifoseria dei Red, quella contro il Manchester United. Visto che si trovava, ai Red Devils ha pure segnato il sesto goal in carriera. Quando si dice i campioni...

LA CHICCA – AAA cercasi nuovi impianti nel West End londinese. Chelsea e QPR sono intenzionati a traslocare in stadi più capienti – e a giudicare dal quasi costante tutto esaurito dei due club la scelta appare alquanto giustificata – e già si parla di possibili località dove potrebbero sorgere i “successori” dello Stamford Bridge e del Loftus Road. Nel frattempo il Fulham vorrebbe ampliare il mitico Craven Cottage, che però al 100 per cento non sarà abbattuto per far spazio a qualche lucrosa speculazione immobiliare.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Chris Eagles non è riuscito a convincere Alex Ferguson a dargli un futuro all'Old Trafford, nonostante un buon esordio con la maglia dei Red Devils. Dopo un passaggio senza infamia e senza lode al Burnley, ora il ventiseienne esterno offensivo sta rivitalizzando la sua carriera al Reebok Stadium, dove la cura Doyle gli sta giovando.

venerdì 14 ottobre 2011

Rooney sì, Rooney no

Certo che quando c'è una grande competizione internazionale Wayne Rooney non si fa "mancare" proprio niente. Ai Mondiali 2006 e 2010 gli infortuni, per i prossimi europei una lunga squalifica, per la stella del Manchester United non c'è mai pace. Già c'è chi, come Stan Collymore, consiglia a Fabio Capello di non portarlo a Euro 2012. Secondo me alla fine gli leveranno una delle tre giornate comminategli e il ct dei Tre Leoni lo convocherà. Scommettiamo?
PS: di solito queste cose non le imbrocco mai...

mercoledì 12 ottobre 2011

Robin Friday, il George Best dei poveri

Non ha mai giocato nella massima divisione inglese, non ha indossato neanche una volta la maglia della nazionale, non ha vinto nemmeno un trofeo. C'è di più, a 25 anni si era già ritirato dal calcio professionistico. Eppure Robin Friday è un personaggio mitico, un cult hero del calcio d'oltre Manica.

Pare che fosse un fenomeno fin da bimbetto, tanto che attirò l'attenzione dei grandi club della sua città, Londra. Peccato che di bricconate ne facesse già da adolescente. In campo non passava la palla nemmeno sotto tortura, fuori aveva manifestato una certa passione per droghe e alcool, nonché aveva la pessima abitudine di rubacchiare qua e là. A 16 anni la prima esperienza in riformatorio, a 17 il matrimonio “riparatore” con una ragazza di colore. A quei tempi, parliamo di quattro decenni fa, le unioni interrazziali non erano usuali e in tanti, purtroppo, non le vedevano di buon occhio.

Con tutte le difficoltà del caso, Friday continuava a giocare a pallone, sebbene a livello amatoriale. Per tre stagioni mostrò i suoi colpi di genio nelle divisioni non league, divenendo famoso anche per qualche intemperanza di troppo (ben sette le espulsioni comminategli) e numerose bravate (una volta arrivò allo stadio in ritardo di una decina di minuti e, nonostante fosse palesemente ubriaco, realizzò la rete della vittoria).

Il suo talento non poteva passare inosservato e a gennaio del 1974 il Reading (all'epoca compagine di Quarta Divisione) lo mise sotto contratto. Il nostro eroe mise subito a segno grappoli di goal, per la gioia dei tifosi adoranti. Nell'arco di due anni e mezzo i Royals raggiunsero la promozione alla terza serie del football inglese. Un giorno contro il Tranmere controllò il pallone con la stessa eleganza di Maradona o Pelé e da oltre venti metri scoccò un tiro fantastico che si insaccò sotto al sette. L'arbitro, il futuro internazionale Clive Thomas, si complimentò con lui dicendo che era il più bel gol che avesse mai visto. “Davvero? Dovresti venire qui più spesso, lo faccio ogni settimana” la replica di Friday.

Le marachelle non cessarono, anzi. Durante una partita scorse uno spettatore assaporasse del whisky da una fiaschetta e pensò bene di fare una capatina sugli spalti per chiedergli un sorso. L'arbitro prima gli mostrò il cartellino giallo, poi sentita la sua risposta (“era solo un assaggio prima della pinta al pub”) lo espulse. Con il Reading – e la sua giovane consorte – le cose finirono male. Il doppio divorzio lo portò a Cardiff, in Seconda Divisione. Lui avrebbe preferito rimanere a Londra, dove Millwall e Crystal Palace avevano manifestato un certo interesse nei suoi confronti. Quando arrivò in Galles non si prese nemmeno la briga di pagare il biglietto del treno, che si dovette accollare il manager dei Bluebirds Jimmy Andrews.

Tuttavia Friday si fece perdonare segnando una doppietta all'esordio con il Fulham. In quel match ebbe l'ardire di strizzare i testicoli a un'icona come Bobby Moore, “precedendo” così Vinny Jones (che qualche anno dopo compì lo stesso gesto nei confronti di Gazza Gascoigne).
La passione, la voglia di dare il meglio di sé in campo – una volta contro il Charlton giocò oltre un'ora con uno zigomo fratturato – era offuscata di continuo dai soliti eccessi. Dopo la sconfitta contro lo Shrewsbury nella Coppa del Galles del 1977, devastò la sala da biliardo dell'hotel tirando le palle a destra a manca, praticamente in costume adamitico.

Quando non si presentò al ritiro pre-stagionale, Andrews decise che la misura era colma. Nonostante ciò diede a Friday un'ultima opportunità. Il fantasista se la spese malissimo. La sua prestazione nello 0-4 a Brighton fu disastrosa, condita da un gesto di estrema follia. Al quarto d'ora del secondo tempo si fece espellere per un calcio in pieno volto a Mark Lawrenson (al quale, vuole la leggenda, sembra abbia pure lasciato un “ricordino” puzzolente nella borsa).

Il buon Robin ne aveva ormai abbastanza del calcio. Si ritirò giovanissimo, si sposò e divorziò altre due volte, passando ogni tanto qualche mese in prigione. Nel dicembre del 1990, a soli 38 anni, gli fu fatale un attacco di cuore. La notizia della sua morte passò inosservata sui media nazionali, ma di Friday negli ultimi anni si sono riscoperte le “imprese” e sono rispuntati un po' ovunque gli aneddoti più curiosi. Una band di Cardiff, i Super Furry Animals, ha usato addirittura una foto che lo ritrae nell'atto di mandare a quel paese il portiere del Luton Milija Aleksic per il suo singolo The Man Don't Give a F**k. Un titolo che sicuramente sarebbe piaciuto a uno della pasta di Robin Friday.

martedì 11 ottobre 2011

La saga infinita

Insomma, devo dire che di questa storia dell'Olimpico ormai non ne posso più. Ora sembra che il West Ham dovrà affittare l'impianto (per due milioni di sterline l'anno) e non ne avrà la proprietà. Tutti questi stadi nuovi iniziano a farmi venire l'orticaria...

venerdì 7 ottobre 2011

Bye bye Stamford Bridge e Loftus Road?

Grandi manovre nel West End londinese. Sia il Chelsea che il QPR hanno manifestato la concreta intenzione di trasferirsi in nuovi impianti, più moderni e capienti rispetto ai loro stadi attuali. Ai Blues non bastano i 41.800 posti dello Stamford Bridge, ne occorrono almeno 60mila. Prima di tutto, però, serve ricomprare con almeno una decina di milioni di sterline le quote del Bridge vendute a12mila tifosi nel 1997 proprio per evitare – ironia della sorte – che il Chelsea abbandonasse la sua storica “casa” (l'unica dal 1905, anno di fondazione del club). La dirigenza biancoblu è molto determinata a convincere i supporter, anche perché vari architetti hanno già fatto sapere che tecnicamente è molto difficile ampliare in maniera significativa l'arena esistente.

Già circola qualche nome sui possibili siti alternativi, tutti nel nord-ovest della capitale inglese. Oltre a Earls Court, Imperial Wharf e White City, c'è la suggestiva ipotesi di costruire il nuovo stadio nei pressi della Battersea Park Power Station. La vecchia centrale elettrica, ora in disuso, si trova a due passi dal Tamigi ed è famosa per essere comparsa sulla copertina di “Animals” dei Pink Floyd.

Il QPR per adesso non ha fornito troppi dettagli, ma per bocca del suo amministratore delegato ha chiarito che il Loftus Road, “nonostante fornisca un'atmosfera eccezionale”, è troppo piccolo (meno di 20mila posti) per una compagine che ha l'ambizione di rimanere a lungo in Premier League.

giovedì 6 ottobre 2011

Chiarimento

Per chi mi ha scritto per chiedere lumi sul post su Tevez, il riferimento è ai cartelloni che comparvero ovunque nella metropoli del Lancashire quando l'attaccante argentino firmò con il City, nell'estate del 2009. "Carlos, benvenuto a Manchester", c'era scritto. Come dire, finalmente sei venuto nella "vera" squadra di Manchester. A giocare bene per un po' e a non finirla mai di creare problemi...

martedì 4 ottobre 2011

La partita si guarda al pub

News dal Corriere.it. Questa sì che e' una notizia bomba, secondo me avrà serie imlicazioni in futuro.


Calcio, diritti tv via satellite: sentenza Ue, illegittimi i limiti territoriali
Secondo l'Alta corte europea è lecito usare decoder
e schede straniere per vedere il campionato
il ricorso di un pub britannico all'origine del caso

La proprietaria del pub che ha presentato ricorso (dal sito della Bbc)
MILANO - Una sentenza che potrebbe scuotere il mondo dei diritti tv legati al calcio in Europa. Secondo l'Alta corte dell'Unione europea gli appassionati di calcio dovrebbero essere liberi di utilizzare il decoder satellitare più economico a disposizione per guardare le partite, anche se questo va contro gli accordi esclusivi firmati dalle emittenti televisive con le varie Leghe sportive nazionali.

LA SENTENZA - La Corte europea di giustizia ha dichiarato «contrari al diritto comunitario» tutti quei contratti esclusivi firmati dalle emittenti televisive che impediscono agli appassionati di Paesi esteri di vedere le partite dei campionati nazionali con decoder più economici. La decisione colpisce soprattutto il lucrativo contratto firmato dalla Premier League con varie emittenti europee e potrebbe avere un impatto enorme sugli introiti che il campionato inglese riesce ad ottenere dalla cessione dei propri diritti tv nel resto d'Europa. Tutto nasce infatti da una proprietaria di pub in Inghilterra che utilizzava all'interno del locale un decoder con una scheda greca meno costosa dell'equivalente britannica e per questo era stata multata per una cifra pari a 8.000 sterline (circa 9.400 euro).

lunedì 3 ottobre 2011

ll Punto sulla Premier – Il Chelsea prova a fare il terzo incomodo?

Blues travolgenti sul campo del Bolton. Le due di Manchester non smettono di vincere, mentre nella giornata dei derby si conferma il momentaccio dell'Arsenal.
Continua a stupire il Newcastle, la squadra rivelazione di questa prima parte di campionato vorrebbe rinverdire i fasti del recente passato, quando Alan Shearer faceva sognare la Toon Army.

COS'E' SUCCESSO – Avviso alle due superpotenze di Manchester: ci siamo anche noi. Così può essere interpretato il netto 5-1 con cui il Chelsea ha umiliato un Bolton sempre più in crisi (sei sconfitte consecutive) e costantemente alle prese con l'emergenza infortuni. Con un Dean Sturridge come quello visto nel match di domenica i Blues possono davvero lanciare il loro guanto di sfida alle due capolista. Se il City ci ha messo un tempo per trovare le misure al Blackburn, ma poi ha maramaldeggiato, lo United ha giocato la peggior partita del 2011-12, imponendosi in modo del tutto immeritato contro un Norwich bravo quanto sciupone. Le assenze in difesa si sono fatte sentire e ora Alex Ferguson spera di poter approfittare della pausa per recuperare qualche pezzo pregiato del suo reparto arretrato. Bene il Liverpool della coppia Suarez & Carroll, anche se va detto che l'assurda espulsione di Jack Rodwell ha condizionato un derby lo stesso molto avvincente. Sprofonda in classifica l'Arsenal, che al White Hart Lane, nel 167esimo North London Derby, ha mostrato solo qualche barlume del gioco di qualità espresso in passato. Il Fulham ci ha messo sette giornate per trovare la prima vittoria in Premier, però ha voluto centrarla in grande stile, asfaltando per 6-0 i dirimpettai del QPR. Tripletta del redivivo Andy Johnson, che già in Europa League aveva fornito delle indicazioni confortanti. Da menzionare anche l'esiziale vittoria dello Swansea sullo Stoke. Ancora una volta i Potter hanno risentito dell'impegno infrasettimanale in Europa League.

IL TOP – C'era già chi lo dava per finito, al Reebok Stadium Frankie Lampard si è lasciato alle spalle le ormai consuete delusioni in nazionale e qualche passaggio a vuoto in cui era incappato a inizio stagione. Quale segnale migliore di una tripletta per lanciare un messaggio esplicito al mondo del calcio inglese?

IL FLOP – Permetteteci di spedire dietro la lavagna un calciatore che non ha giocato nemmeno un minuto durante l'ultima giornata di Premier. Quanto fatto in settimana da Carlos Tevez, però, merita senza dubbio una menzione nella nostra rubrica. Mettersi contro tutta, ma proprio tutta, una delle tifoserie più calde e appassionate d'Inghilterra è un'impresa difficile da eguagliare. L'argentino ha peggiorato di molto una situazione che si era complicato lui stesso dichiarando un giorno sì e l'altro pure che voleva andare via da Manchester. Bene ha fatto Mancini ha scaricarlo in maniera definitiva.

LA SORPRESA – La vittoria in casa del Wolverhampton ci può anche stare, ma che il Newcastle giochi con personalità partite in cui in passato avrebbe finito per non raccogliere l'intera posta nonostante gli sforzi profusi e soprattutto che si ritrovi in piena zona Champions League a un mese e mezzo dall'inizio del campionato non se lo aspettava praticamente nessuno.

TOH CHI SI RIVEDE – Per la gioia di della sponda di Liverpool tinta di rosso – e di Fabio Capello – Andy Carroll si è finalmente sbloccato, peraltro in un match di fondamentale importanza come il derby contro l'Everton. L'intesa con Luis Suarez è ancora in parte da affinare, ma c'è da scommettere che più goal segnerà l'ex Newcastle, più spazio in campo gli riserverà Kenny Dalglish.

LA CHICCA – A proposito del ritrovato derby del West End, non più tardi di una trentina di anni fa il Fulham rischiò di fondersi con il Queens Park Rangers, per dar vita a un'unica realtà dall'improbabile nome di Fulham Park Rangers. Quella sorta di chimera calcistica avrebbe dovuto giocare al Loftus Road, mentre il Craven Cottage sarebbe dovuto essere abbattuto per far posto ad abitazioni di pregio. La Lega bocciò il progetto, il ministero dei Beni Culturali stabilì che la facciata dell'attuale Johnny Haynes Stand – allora Stevenage Road Stand – e il meraviglioso Cottage dovessero essere preservate e il più bello e romantico stadio inglese scampò per la prima volta a una brutta fine.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Negli ultimi anni il Tottenham ha mandato in prestito Kyle Walker a Sheffield United, QPR e Aston Villa. Nell'attuale stagione non ha nessuna intenzione di privarsi dei servigi del ventunenne terzino destro, per il quale Fabio Capello ha già predetto un destino dorato e che intanto al suo primo derby contro l'Arsenal è risultato addirittura il match winner.