martedì 26 aprile 2011

ll Punto sulla Premier – L'Arsenal saluta, tra il Manchester United e il titolo rimane solo il Chelsea

Gunners a meno nove dalla vetta. La vittoria nel derby contro il West Ham tiene a galla i Blues. Il Chicharito regala tre punti di platino ai Red Devils. Per la sesta stagione consecutiva i tifosi dell'Arsenal non festeggiano alcun titolo. Il nuovo azionista di maggioranza Stan Kroenke continuerà a puntare su Arsene Wenger anche nell'immediato futuro?

COS'E' SUCCESSO – A levare ancora una volta le castagne dal fuoco ad Alex Ferguson ci ha pensato il Chicharito Hernandez. Decisivo il suo gol in extremis contro un Everton molto ben messo in campo, guidato da un insuperabile Phil Jagielka in difesa. Derby molto più complicato di quanto faccia intendere il risultato finale quello tra Chelsea e West Ham. Da segnalare il primo, fin troppo atteso gol del Nino Torres con la nuova maglia. Non fa quasi più notizia il tonfo dell'Arsenal, questa volta sul campo del Bolton – storicamente difficile per i Gunners. I Trotters si impongono nei minuti finali con un gol di Tamir Cohen, che festeggia mostrando una maglietta con una foto del padre Avi, discreto difensore del Liverpool di fine anni Settanta, morto in un incidente automobilistico lo scorso dicembre. Enorme passo in avanti del Manchester City, vittorioso di misura sul pericolante Blackburn, nella rincorsa alla Champions League. I Light Blues hanno così approfittato al meglio del rocambolesco pareggio interno del Tottenham con il West Bromwich Albion. Nelle zone calde della classifica, detto di West Ham e Blackburn, ci sono da registrare i pareggi casalinghi di Wolverhampton e Blackpool con Fulham e Newcastle, a tutto vantaggio solo delle formazioni ospiti, ormai salve. Crolla il Wigan a Sunderland, mentre il Birmingham ad Anfield Road non trova i punti della tranquillità, bensì una cinquina di gol subiti da incubo.

IL TOP – Se il Bolton occupa stabilmente i quartieri alti della classifica, ha raggiunto la semifinale di Coppa d'Inghilterra e pratica un gioco assolutamente godibile, gran parte del merito va al suo ottimo allenatore: Owen Coyle. Uno che a breve è probabile vedremo su qualche panchina illustre della Premier.

IL FLOP – Chissà se il nuovo azionista di maggioranza dell'Arsenal Stan Kroenke continuerà ad affidare la gestione tecnica della squadra ad Arsene Wenger anche nei prossimi anni. La domanda non è così peregrina, visti anche gli ultimi, deludenti, risultati dei Gunners. Le colpe dell’alsaziano, secondo un numero crescente di addetti ai lavori, non sono marginali. Anzi. La sua mancanza di flessibilità nell’impostazione delle partite può essere paragonata a quella di Zdenek Zeman, un altro che non si discosta mai dal suo credo calcistico. Capita allora che il suo gioco, anche i suoi correttivi (il solito inserimento di una punta di peso a soli 15 minuti dalla fine delle partite) diventino prevedibili. A ridosso degli ultimi due mesi della stagione il team arriva sempre spompato e con numerosi acciacchi.

LA SORPRESA – Del Sunderland si erano perse le tracce da tempo. Dopo un ottimo inizio di campionato, i Black Cats hanno avuto una flessione inquietante, fino a perdere otto delle ultime nove partite giocate. Vietato sbagliare, allora, contro l'altra pericolante Wigan. In pochi si aspettavano però che i ragazzi di Steve Bruce travolgessero i Latics, reduci dal bel successo di Blackpool.

TOH CHI SI RIVEDE – Forse gli serviva l'esempio di Torres. Finalmente anche Edin Dzeko si è sbloccato, segnando il primo gol in Premier. Marcatura che può valere il preliminare di Champions League.

LA CHICCA – Chelsea-West Ham è la partita degli ex per antonomasia. Avram Grant, Carlton Cole e Wayne Bridge (fischiatissimo allo Stamford Bridge) da una parte, Yossi Benayoun, John Terry (per lui quattro anni nelle giovanili degli Irons) e Frankie Lampard dall'altra. Tanto per cambiare, il buon Frankie ha segnato contro la squadra per cui ha giocato per 18 stagioni anche suo padre...

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Come dimostrato anche contro il Tottenham, ha un grande fiuto del gol e si è subito adattato alla grande alla Premier. L'attaccante nigeriano Peter Odemwingie è senza dubbio una delle rivelazioni della stagione.

Scritto per Goal.com

venerdì 22 aprile 2011

Anglo-Scottish Cup all'orizzonte?

Il football scozzese, è cosa nota, vive da anni un declino inesorabile, sia in termini di risultati che a livello economico. Oltre a voler ridurre le squadre della Premier da 12 a 10, i presidenti dei club più importanti hanno avanzato la proposta di istituire una sorta di Coppa di Lega mista, con team provenienti da Inghilterra e Scozia. L'idea non è proprio nuovissima – la intavolò il presidente dell'Aberdeen Stewart Milne già nel 2001, senza sortire gli effetti sperati. Anche questa volta, l'estremo tentativo di rivitalizzare un movimento in difficoltà – e forse aprire la strada all'ingresso di Celtic e Rangers nei campionati inglesi – non appare destinato ad aver successo, sebbene alla base di tutto ci sia il concetto di fondere le due coppe di lega nazionali così da non congestionare ulteriormente il calendario.

I club scozzesi proveranno lo stesso a smuovere le acque e chissà se qualcuno a sud del Vallo di Adriano possa alla fine apprezzare il progetto. In termini assoluti non sarebbe la priva volta. Squadre inglesi e scozzesi hanno già disputato competizioni miste. La prima British League Cup si tenne nel lontano 1902, per raccogliere fondi destinati ai familiari delle vittime del tragico incidente che funestò un match tra Scozia e Inghilterra a Ibrox Park (25 morti a causa del crollo di una tribuna). Nel 1938 fu organizzato l'Empire Exhibition Trophy e nel 1953 la Coronation Cup. Curiosamente, il Celtic si impose in tutti e tre i tornei.

L'Anglo-Scottish Cup, invece, non ebbe carattere di occasionalità, ma durò per sei edizioni fra il 1975 e il 1981. Ai nastri di partenza, però, c'erano compagini di secondo piano, e si registrò un netto predominio dei club inglesi (vittoriosi in cinque occasioni su sei).

giovedì 21 aprile 2011

Che portiere!

Se al posto di Wojciech Szczęsny ieri a difendere la porta dell'Arsenal ci fossero stati i vari Almunia o Fabianski, la partita sarebbe finita in ben altro modo. Penso veramente che i Gunners abbiano veramente risolto il problema del portiere. Forse adesso, come dice un mio amico, devono risolvere quello dell'allenatore...

mercoledì 20 aprile 2011

ll Punto sulla Premier – Il Manchester United non chiude la pratica

Pareggiando a Newcastle i Red Devils lasciano ancora qualche speranza ad Arsenal e Chelsea.

I Gunners, nonostante continuino a perdere punti, si potrebbero riavvicinare alla vetta aggiudicandosi il derby contro il Tottenham. Piccolo margine anche per i Blues, che intanto hanno sconfitto il West Bromwich.

COS'E' SUCCESSO – Trentatreesima giornata spalmata tra il sabato e il martedì e monca a causa delle concomitanti semifinali di FA Cup. Il Manchester United non va oltre lo 0-0 in casa del Newcastle, assoluto dominatore della prima parte di gara. Rallenta ancora l’Arsenal, che con il Liverpool rimedia il terzo pareggio consecutivo in casa. Incredibile il finale, con un rigore per parte in pieno recupero. Relegato in panchina l’inguardabile Nino Torres di questi tempi, il Chelsea passa in rimonta a West Bromwich anche grazie a un redivivo Didier Drogba. Gli altri quattro match riguardavano soprattutto le parti basse della classifica, dove vanno registrati dei movimenti quanto mai interessanti. In caduta libera il Blackpool, sconfitto a domicilio dal Wigan, che così esce momentaneamente dalla zona calda. Male il West Ham e il Blackburn, superati dall’Aston Villa (ormai salvo) e dall’Everton. A un passo dalla permanenza in Premier il Birmingham. Il 2-0 senza appello inflitto al Sunderland inguaia la squadra allenata da Steve Bruce, capace di rimediare un solo punto in nove partite.

IL TOP – Sarà uno dei pezzi pregiati del mercato estivo – si parla già di un suo possibile passaggio al Manchester United. Intanto Ashley Young sta sfoderando delle prestazioni di ottimo livello, come quella di sabato al Boleyn Ground, che stanno assicurando la salvezza ai suoi Villans.

IL FLOP – Divenuto tristemente famoso per la sua clamorosa papera nel match di qualificazione per Euro 2008 contro la Croazia – che sancì l’eliminazione dell’Inghilterra – Scott Carson non ha lesinato occasioni per dimostrare tutta la sua mediocrità. Sabato scorso ha regalato ben due gol agli attaccanti del Chelsea. Forse con un portiere appena decente i Baggies, rivitalizzati dalla cura Hodgson, l’anno prossimo potrebbero anche fare un pensierino a un piazzamento tra le prime dieci della classifica.

LA SORPRESA – E’ vero, il Blackpool sta attraversando una crisi molto profonda, ma nessuno si aspettava che un’altra pericolante come il Wigan potesse presentarsi al Bloomfield Road e chiudere il match già nel primo tempo.

TOH CHI SI RIVEDE – Non segnava in Premier dallo scorso fine novembre. Sebastian Larsson ha trovato il momento giusto – complici anche le disattenzioni della difesa del Sunderland – per ritrovare la via del gol. La sua permanenza a Birmingham è ancora in discussione. Se dovesse rimanere è ormai è quasi certo che lo farebbe da giocatore di una squadra della massima divisione inglese.

LA CHICCA – Il padre del diciottenne terzino destro del Liverpool John Flanagan, schierato titolare sia con il Manchester City che con l’Arsenal per le contemporanee assenze di Glen Johnson e Martin Kelly, ha militato anche lui nelle giovanili dei Reds. Ai suoi tempi aveva il compito, tra le altre cose, di pulire gli scarpini a Kenny Dalglish. Ovvero il manager che ha fatto esordire in Premier suo figlio.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Leighton Baines è il miglior terzino sinistro inglese, fatta eccezione per Ashley Cole. La militanza in una squadra di medio livello come l’Everton non gli garantisce la pubblicità che invece meriterebbe per la sua enorme costanza. Baines se la cava poi alla grande sui calci piazzati, cosa che non guasta mai…

Scritto per Goal.com

lunedì 18 aprile 2011

Il trionfo dello Stoke nella semifinale di FA Cup

L'ho già scritto varie volte: si fa presto a dire che Tony Pulis è uno da Medioevo calcistico. Ieri la sua squadra ha rifilato cinque gol al Bolton, guidato da un ottimo allenatore - che io stimo molto - come Owen Coyle. A proposito, i Potters non hanno segnato nessun gol grazie alle fantastiche rimesse laterali di Rory Delap. E poi in finale di FA Cup non portano come sicuri perdenti...

giovedì 14 aprile 2011

Quando gli ex hooligan scrivono libri...

È sabato e all’Upton Park sta per andare in scena l’ennesimo pomeriggio di calcio, come ce ne sono stati tanti dal 1904 in poi. Da quell’anno su Green Street sorge lo stadio del West Ham United, per l’appunto l’Upton Park, anche se sarebbe più corretto dire Boleyn Ground, come vuole la denominazione ufficiale della casa degli Hammers. La lunga arteria di Londra Est è tutta un brulicare di tifosi claret & blue alla ricerca di un panino con l’hamburger o dell’ultima birretta prima del calcio d’inizio. Tra le tante bancarelle che affollano Green Street per vendere programmi delle annate passate, spillette o sciarpe, ne scorgiamo una che spicca rispetto alle altre. A gestirla è un omone nero, alto come la misericordia e massiccio come una lastra di marmo di Carrara. Il suo nome è Cass Pennant. Da lui si possono acquistare oggetti molto particolari. Non le solite sciarpe e cappellini, ma sciarpe e cappellini griffati ICF, Inter City Firm, ovvero uno dei gruppi più temuti della scena hooligan d’oltre Manica. Tra i vari paraphernalia dell’ICF ci sono anche i DVD con la raccolta di immagini di scontri d’antan e più recenti.

In quanto uno dei membri fondatori dell’ICF, Pennant ha un passato da hooligan dichiarato. Ora, però, si è riciclato alla grande, seguendo l’esempio di un nutrito gruppo di ex “colleghi”. Ha messo su anche un sito web, dove si autodefinisce hooliologist, e dove pubblica le sue riflessioni sul calcio e sul tifo. On line vende tutto quello che si può trovare presso la sua bancarella, tra cui non vanno dimenticati i libri scritti in proprio o a quattro mani con i suoi pari. Proprio i libri sono quello che un navigato broker della City definirebbe il suo core business.

Pennant non è certo un’eccezione, anzi. Il trucco è semplice: se negli anni Settanta od Ottanta eri riuscito a farti un nome sulla scena delle firm, perché non provare l’avventura letteraria, soprattutto dopo che le prime opere di genere avevano riscosso un buon successo di pubblico? Negli ultimi quindici anni o poco più c’è stato un florilegio di libri che raccontano la dura esistenza di un hooligan calcistico. Tante botte, condite da litri e litri di lager, zingarate varie, udienze in tribunale e qualche settimana passata nelle carceri della Regina. Tra gli iniziatori di questa moda i fratelli Brimson, rei confessi ex hooligan del Watford, che di pubblicazioni autobiografiche e non sulla materia ne hanno scritte un bel po’. C’è chi li accusa di avere una fervida fantasia, sottolineando come la tifoseria degli Hornets non abbia mai avuto una reputazione così temibile; fatto sta che Dougie ed Eddie, a giudicare dalla ricca produzione e dal volume delle vendite, grazie ai diritti d’autore devono esser riusciti a mettere da parte un bel gruzzolo di sterline. L’elenco dei narratori di vita vissuta potrebbe continuare per un bel po’, tra esponenti di firm “di successo” al seguito di grandi e piccoli club, come quelle di Chelsea, Everton e Manchester City, ma anche di Hull City, Sheffield United o Cardiff City. Spesso, molto spesso, sono entusiastici peana delle scorribande compiute in lungo e in largo per tutto il Regno. “Noi eravamo 20, loro 200, ma abbiamo vinto noi”. Così potremmo sintetizzare l’intreccio di vari episodi raccontati con dovizia di particolari ad opera dei nostri amici. Per carità, ci sono anche le eccezioni. Qualche scrittore obiettivo che ammette i rovesci del proprio gruppo si trova – Dave Cowens della Blades Business Crew, per esempio –, così come si può incappare in qualche raro libro che oltre a fare il mero resoconto delle scazzottate è riuscito anche a tratteggiare un po’ il contesto sociale di quei tempi, spiegando meglio il perché ci si batteva tra gang rivali (Hoolifan di Martin King e Martin Knight).

Nella maggior parte dei casi siamo di fronte a una sorta di “pornografia della violenza”, di sicuro gradimento per nostalgici o nuove leve in cerca di emozioni forti o, ancora, per qualche “guardone” che mai si sognerebbe di emulare le imprese raccontate nelle pagine di quei libri. Ciò non toglie che vendano e che per adesso il filone non sembra destinato ad esaurirsi in fretta.

Tutto sommato, però, a noi fa meno impressione il fenomeno dell’hooligan scrittore che quello di alcuni gruppi ultras che ricattano, o ricattavano, il club per mettere le mani sui biglietti delle partite o quant’altro possa essere sfruttato da una punto di vista meramente commerciale.

Tratto dal mio libro Made in England (Bradipo Libri Editore).

mercoledì 13 aprile 2011

La classe infinita di Giggs

Questo pezzo riprende, aggiornandolo, uno già scritto per Goal.com qualche tempo fa. Impossibile non rendere omaggio a un fenomeno come il gallese.

C’è un telecronista di Sky Italia che chiede a gran voce di clonarlo. Ci sono editorialisti del Guardian che solo un paio di anni fa lo hanno definito “il nuovo Ronaldo”. Ci sono i tifosi della Stretford End dell’Old Trafford che gli hanno dedicato uno striscione che rammenta agli avversari chi, dal 1991, fa a pezzi le loro difese. Lui, Ryan Joseph Giggs, da 20 anni incanta le platee inglesi e non solo con una naturalezza e uno stile da Olimpo del calcio. Accarezza la palla come forse unicamente un certo Zinedine Zidane ha saputo fare negli ultimi due decenni. Il suo prezioso sinistro, che fece innamorare un presidente spendaccione ma amante del bel gioco come Massimo Moratti, sforna assist al bacio che rendono il football ancora una meravigliosa disciplina. Ogni tanto segna pure qualche gol, quasi mai banali, anzi, spesso geniali – e perdonateci la rima. Chi, forse perché troppo giovincello, non ha visto la magica serpentina al White Hart Lane nel 1993 o lo slalom con annesso tiro fantastico nella celebre semifinale di FA Cup del 1999 con l’Arsenal si faccia subito in giretto su You Tube. Impossibile rimanere delusi.

Dal momento che abbiamo citato il sublime Zizou, viene spontaneo paragonare le rispettive carriere in nazionale dei due campioni. Giocare con la Francia o con il Galles fa una bella differenza, sia a livello di trofei accumulati, sia in termini di ribalta mediatica. I dragoni non giocano un mondiale dal 1958, quando al centro dell’attacco c’era quel gigante buono di John Charles. Giggs, oltre a collezionare 64 presenze con 12 gol, ha ingoiato solo bocconi amari, tanto che già nel 2007 ha abbandonato i gradi di capitano e la maglia numero 11.

In un’epoca in cui a volte le nazionali vengono viste con fastidio, mai come per il buon Ryan si conferma invece la vecchia regola del calcio che vuole la definitiva consacrazione di un campione avvenire compiendo gesta da leggenda con la selezione del proprio Paese.

A dirla tutta Giggs avrebbe potuto prendere possesso della fascia sinistra di un altro team prestigioso: l’Inghilterra, con cui aveva esordito nelle selezioni giovanili come Ryan Wilson, dal cognome del babbo rugbista (e scavezzacollo). Nel proseguo della sua carriera e divenuto Ryan Giggs per rispetto alla madre, ha scelto di cantare Land of my Fathers e non God Save the Queen. Questo anche perché, nonostante le dicerie e qualche imprecisione, di nonni o nonne inglesi non ne aveva…

Al di là della questione nazionale, il nostro non è una star hollywoodiana alla Cristiano Ronaldo o un personaggio controverso tipo Zlatan Ibrahimovic. Giggs è uno che non fa polemiche, in campo si comporta bene (espulso solo una volta, in un match disputato con il Galles nel 2001) e non ama la pubblicità, sia essa positiva o negativa.

Però è una sorta di record vivente. È l’unico ad aver sempre giocato – e segnato – in Premier dalla sua nascita e, soprattutto, ha scalzato Sir Bobby Charlton dal primo posto dei giocatori con più presenze con la maglia del Manchester United. Ora è a quota 870, oltre 600 raccolte in campionato. Ironia della sorte, lui che fino a 14 anni aveva militato nel City, con i Red Devils ha vinto undici titoli nazionali (anche in questo caso è l’unico), quattro FA Cup, quattro Coppe di Lega, due Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe e due Intercontinentali.

Il conto, che corrisponde quasi alla perfezione a quello di Sir Alex Ferguson – cui va aggiunta una FA Cup – è ancora aperto. Sulla soglia dei 38 anni, che compirà a fine novembre, in questa stagione il mago gallese ha continuato a dispensare assist meravigliosi, per informazioni chiedere a quelli del Chelsea. Ogni tanto, proprio come nel ritorno dei quarti di finale di Champions League, viene schierato da centrale di centrocampo, un’intuizione di Ferguson che gli sta allungando la carriera – destinata a proseguire anche nel 2011-12.

Non a caso i suoi muscoli, un tempo fin troppo delicati, per adesso sembrano reggere alla grande. Gli amanti del bel calcio ringraziano commossi.

martedì 12 aprile 2011

Il punto sulla Premier, le due facce di Manchester

I due team di Manchester si avvicinano al grande appuntamento della semifinale di FA Cup con risultati diametralmente opposti. E Balotelli continua a deludere…

COS'E' SUCCESSO – Basta uno United appena sufficiente ma con un grande Nani per avere la meglio del Fulham, che sembrava passato dall'Old Trafford quasi per caso. Ventunesimo gol del capocannoniere della Premier Dimitar Berbatov, bravo ad approfittare dello spazio messogli a disposizione per le contemporanee assenze di Wayne Rooney (squalificato) e del Chicharito Hernandez (tenuto a riposo). Dopo un mese e mezzo l'Arsenal torna alla vittoria sul campo del Blackpool, giunto alla quarta sconfitta nelle ultime cinque partite. Malissimo in difesa i Seasiders, che però a tratti hanno impensierito i londinesi, ancora non del tutto “guariti” dopo il periodo di crisi. Nel Monday Night il Manchester City crolla a Liverpool. Prime due perle di Andy Carroll con la maglia dei Reds, che chiudono la pratica già nel primo tempo. Male Mario Balotelli, si è infortunato Carlos Tevez, out per il derby di Coppa d’Inghilterra, ormai l’ultima spiaggia per Roberto Mancini. Tra l’altro i Citizens, superati dal Chelsea (impostosi a fatica sul Wigan) sentono sul collo il fiato del Tottenham, che regolano un sempre coriaceo Stoke City. Le ultime tre in classifica – West Ham, Wolves e Wigan – perdono tutte, mentre l’Aston Villa (1-0 al Newcastle) e il Birmingham (1-1 a Blackburn) raccolgono punti d’oro per la lotta per non retrocedere. La cura Hodgson sta facendo miracoli e così il West Bromwich Albion (3-2 in rimonta a Sunderland) si issa addirittura al decimo posto. Evidentemente Mister Roy non è tagliato per le grandi – vedi il fallimento al Liverpool – ma con le compagini di medio cabotaggio se la cava benissimo.

IL TOP – Altro che Fernando Torres, visti i risultati recenti il Chelsea avrebbe fatto meglio a puntare sul talento di Dean Sturridge. È chiaro, la nostra è un’estremizzazione ed è abbastanza probabile che a lungo termine l’acquisto dello spagnolo si rivelerà una scelta azzeccata. Ciò non toglie che il giovane attaccante, attualmente in prestito al Bolton, con la splendida doppietta inflitta al West Ham ha raggiunto quota sei gol in otto presenze con la nuova maglia. Per El Nino, invece, ancora un bello zero nella casella delle realizzazioni. Fossimo in Roman Abramovich ci terremmo stretti Sturridge, anche considerando l’età media molto elevata della rosa del Chelsea.

IL FLOP – Non basta giocare bene e fare punti con le grandi non basta, se poi con tutte le altre si rimediano sconfitte brucianti in serie. La prestazione del Wolverhampton con l’Everton è stata imbarazzante, l’esatto contrario di come un team che lotta per non retrocedere dovrebbe affrontare un match decisivo per il suo futuro in Premier. I Toffees si sono imposti senza fare nemmeno troppa fatica e chissà, se avessero spinto un po’ di più, nel secondo tempo il risultato avrebbe potuto prendere delle dimensioni ancora più catastrofiche per i Wolves.

LA SORPRESA – Che il Liverpool potesse battere il Manchester City, anche in considerazione delle opache prestazioni dei Light Blues negli ultimi tempi, non era inaspettato. Fa sensazione il modo in cui i Reds hanno surclassato gli avversari, sommergendoli sotto il pesante fardello di tre reti dopo poco più di mezz’ora di gioco.

TOH CHI SI RIVEDE – Al Chelsea la sua fantasia è senza dubbio mancata un bel po’, così come la sua duttilità tattica – può essere schierato da esterno o da trequartista dietro le punte. Yossi Benayoun è finalmente tornato ad indossare la maglia dei Blues dopo il bruttissimo infortunio rimediato a fine settembre. Ironia della sorte, proprio contro il Wigan, club al quale aveva segnato l’unico gol della sua – fin qui molto travagliata – stagione.

LA CHICCA – Harry Redknapp ha svelato al Guardian che l'estate scorsa aveva provato a soffiare al Manchester United Rio Ferdinand, ritenendolo una pedina fondamentale per il definitivo salto di qualità dei suoi Spurs. Nemmeno a dirlo che dalle parti di Manchester hanno apprezzato l'interessamento ma declinato subito ogni offerta...

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Nelle ultime partite il canadese David Hoilett del Blackburn si è messo in bella mostra. Dopo la buona prestazione all'Emirates, l'attaccante nemmeno ventunenne ha segnato un gol di vitale importanza nella sfida salvezza con il Birmingham. La sua terza realizzazione in quattro match. Non male, per uno che a inizio stagione era finito spesso ai margini della prima squadra.

Scritto per Goal.com

lunedì 11 aprile 2011

Luoghi comuni

"So there is no way Mancini sets his team up defensively because he is Italian. It just so happens that Mancini is an Italian who prefers to sometimes play in a negative manner".

Letta su Soccerbase.com. Io su Mancini ho molti più pregiudizi di quello che ha scritto il pezzo da cui è tratto lo stralcio copiato e incollato qui su...

martedì 5 aprile 2011

Il Coventry City naviga in brutte acque

Dieci anni fa il Coventry City giocava la sua ultima stagione in Premier League. Da allora il club della città delle Midlands, divenuta tristemente famosa per le devastazioni subite durante i pesanti bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, non è mai riuscito a tirarsi fuori dalle secche dell’ex Second Division, ora Championship. In quest’ultimo decennio gli Sky Blues hanno flirtato più spesso con la zona retrocessione che con le parti alte della classifica (terminando tra le prime dieci una sola volta). Un’aurea mediocritas che si è confermata anche durante la campagna attuale.

Le incoraggianti vittorie nei primi mesi del 2010-11 sono già un lontano ricordo, a cui sta facendo da contraltare un periodo nero coinciso con il licenziamento dell’allenatore Aidy Boothroyd. Il rischio del capitombolo in League One esiste e se non fosse per le pessime prestazioni delle pericolanti Scounthorpe, Sheffield United e Preston North End sarebbe ancora più concreto. Nelle ultime gare si sono visti ben pochi progressi e ci sono ben pochi dubbi che il compito affidato al duo Andy Thorn-Steven Harrison sia quanto mai complicato.

E pensare che prima del 2001 per 34 anni il Coventry non si era mosso dalla massima serie, condividendo un’impresa che in quel periodo era riuscita solo ad Arsenal, Everton e Liverpool ma non al Manchester United, nel 1974 precipitato in Second Division. Nel 1967 il match che valse la promozione fece registrare il record di presenza al vecchio Highfield Road (ora sostituito dalla moderna ma anonima Ricoh Arena). Furono oltre 51mila i tifosi che festeggiarono il 3-1 inflitto al Wolverhampton Wanderers. Tre anni dopo gli Sky Blues conquistarono un posto in Coppa Uefa piazzandosi sesti, miglior risultato in campionato della loro storia. Insomma, a quei tempi c’era che di essere allegri in quello spicchio d’Inghilterra.

Sulla panchina si succedettero manager di grande spessore come Joe Mercer, Dave Sexton, Don Howe e Ron Atkinson, ma furono i carneadi George Curtis e John Sillett (allenatori ad interim) a centrare il trionfo più prestigioso. All’ombra delle due torri del vecchio Wembley, nel 1987 il Coventry si ritrovò a giocare il match decisivo della FA Cup con il Tottenham. Contro tutti i pronostici, sconfisse gli Spurs per 3-2 dopo i tempi supplementari, in una delle finali più belle e drammatiche di tutti i tempi.

Poi arrivò il lento ma inesorabile declino, corredato da una pesante crisi finanziaria che sempre accompagna le squadre incapaci di risalire in fretta in Premier. Per la verità ancor prima della retrocessione in Championship, il debito complessivo arrivò a toccare i 70 milioni di euro, tanto che se nel 2000 l’Inter non avesse versato nelle casse del club oltre 15 milioni per garantirsi i servigi di un allora giovanissimo Robbie Keane, la situazione avrebbe senza dubbio preso una piega ancora peggiore.

I supporter degli Sky Blues adesso sperano che passi l’ennesima buriana, augurandosi che in un futuro molto vicino ci siano i fondi per rafforzare la rosa. Ma dietro l’angolo di miracoli come quello del 1987 non sembrano essercene…

lunedì 4 aprile 2011

Una volta si chiamava Associate Members' Cup...

È bastato un gol al Carlisle United per aggiudicarsi il Johnson’s Paint Trophy (la competizione che dal 1983 vede in lizza le squadre di League One e Two). Battuto il Brentford nella prestigiosa cornice di Wembley, il team della Cumbria si è così portato a casa per la seconda volta il trofeo, a fronte di altre quattro finali perse (l’ultima 1-4 con il Southampton nel 2010). Nota a margine, la maglia del Carlisle fra il 1973 e il 1980 è una delle mie preferite (si trova una sua riproduzione su historicalkits.co.uk).

domenica 3 aprile 2011

Il Punto sulla Premier – United, ecco l'allungo decisivo?

Una tripletta di Rooney scaccia gli incubi al Boleyn Ground. Solo pari per Arsenal e Chelsea.
I Gunners non sanno più vincere e precipitano a meno sette dai rivali. Continuando di questo passo, anche una vittoria nello scontro diretto del 1 maggio potrebbe non bastare a riportare il titolo nel nord di Londra dopo sette anni.

COS'E' SUCCESSO – A una mezz'ora dal fischio finale di West Ham-Manchester United in pochi avrebbero immaginato che la trentunesima giornata della Premier edizione 2010-11 avrebbe arriso in maniera così netta e forse determinante ai Red Devils. Il clamoroso recupero in casa del West Ham – che ricorda un match simile vinto 4-2 contro l'Everton nel 2007 partendo da uno svantaggio proprio di due reti – acquista un'importanza fondamentale alla luce dello scialbo pareggio interno dell'Arsenal con il pericolante Blackburn e l'1-1 del Chelsea al Britannia Stadium di Stoke – con i Potters che nella ripresa avrebbero meritato addirittura di vincere. Il Manchester City schianta il Sunderland prendendosi la rivincita per lo 0-1 incassato all'andata. I Light Blues si portano al terzo posto (sebbene con un match in più) e staccano così il Tottenham, che non va al di là di un deludente 0-0 sul campo del fanalino di coda Wigan. A proposito di zona calda della classifica, enorme passo in avanti sia del Birmingham City (2-1 sul Bolton) che del West Bromwich Albion (medesimo sul risultato sul Liverpool, che così abbandona ogni residua speranza di un posto in Champions League). Capitombolo del Wolverhampton a Newcastle ed ennesima figuraccia del Blackpool (solo due vittorie in tutto il 2011) al Craven Cottage, dove il Fulham si è aggiudicato cinque delle ultime sei gare disputate.

IL TOP – Quella con il West Ham sembrava una delle tante prestazioni opache di quella che lo stesso Wayne Rooney ha definito la “sua stagione più difficile”. Poi il ragazzo di Croxteth si è scatenato, siglando una tripletta che potrebbe regalare il diciannovesimo campionato della gloriosa storia del Manchester United e lo issa a 101 gol messi a segno in carriera in Premier. Peccato solo per la parolaccia urlata al mondo dopo la terza marcatura, che gli potrebbe costare cara qualora la federazione decida di punirlo.

IL FLOP – L'Arsenal non vince una partita dallo scorso 23 febbraio (1-0 all'Emirates con lo Stoke). Dopo l'ormai solito marzo da incubo, anche l'inizio di aprile sembra ricalcare le dolenti note già viste nelle recenti stagioni. Fossimo in Arsene Wenger, inizieremmo a porci qualche domanda e a valutare possibili cambi - di preparazione, di gioco? - per il futuro.

LA SORPRESA – Nei cinque precedenti in Premier lo Stoke era sempre uscito sconfitto al cospetto del Chelsea (l'anno scorso ha subito pure un umiliante 0-7 allo Stamford Bridge). Sabato non solo ha imposto il pareggio ai Blues, ma a tratti ha dominato la partita, dimostrando per l'ennesima volta che i Potters non si tengono a galla solo grazie alle rimesse laterali “miracolose” di Rory Delap.

TOH CHI SI RIVEDE – A 37 anni suonati, Kevin Phillips non la smette di segnare, cosa che gli è sempre riuscita molto bene (ai tempi del Sunderland, nel 1999-2000 ha vinto la scarpa d'oro europea trafiggendo i portieri avversari 30 volte). Dopo tante panchine, contro il Bolton ha giocato da titolare e realizzato un gol fondamentale per la salvezza dei Brummies. Quando si dice un intramontabile...

LA CHICCA – Mohamed al Fayed li ha “invitati” ad andare “all'inferno oppure a Chelsea”. Il riferimento è a quei tifosi – pare non siano pochissimi – tutt'altro che entusiasti della statua di Michael Jackson appena inaugurata davanti allo storico impianto dei Cottagers. Jack era un grande amico del milionario egiziano ma non un grandissimo fan del team del Fulham, che ha visto giocare dal vivo solo una volta nel 1999...

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Qualora il Wigan, club che lo ha acquistato nel 2010 dal Crystal Palace per tre milioni di euro, dovesse retrocedere, ben difficilmente Victor Moses tornerebbe a giocare in Championship. Il ventenne di origini nigeriane, ma già under 21 inglese, è tra gli attaccanti più promettenti della sua generazione. Con il Tottenham è stato il migliore in campo, mettendo in mostra le sue eccellenti doti tecniche.

Scritto per Goal.com